Occuparsi del riscaldamento globale nel mondo post-pandemia

(da McKinsey quarterly – aprile 2020) – Sintesi

Un interessante articolo del trimestrale dell’Istituto di ricerca di McKinsey risponde alla domanda ‘Può il mondo prestare attenzione al cambiamento climatico e all’agenda della sostenibilità di questi tempi?’.

La pandemia ed il rischio climatico hanno somiglianze e differenze.

Le somiglianze.

Sono entrambi shock fisici con impatti socio-economici. La pandemia attuale è un assaggio di quali conseguenze potrebbe avere una crisi climatica piena in quanto shock esogeno su offerta e domanda, distruzione delle catene di fornitura e meccanismi globali di trasmissione e amplificazione.

Sono sistemici, con gli effetti in rapida propagazione nel mondo interconnesso.

Sono non-stazionari, in quanto le probabilità misurate nel passato e la distribuzione delle frequenze cambiano rapidamente e sono inadeguate e insufficienti per esprimere proiezioni.

Sono non-lineari, in quanto il loro impatto non cresce con proporzionalità, ma anche in modo catastrofico.

Sono moltiplicatori di rischi, perché aggravano le vulnerabilità dei sistemi finanziario, sanitario e dell’economia reale.

Sono regressivi, perché colpiscono di più le fasce più vulnerabili.

Non sono ’cigni neri’ perché gli esperti hanno messo in guardia contro di essi da molto tempo.

Per entrambi è necessario spostarsi dal breve termine ad assicurare resilienza sul lungo termine.

Le differenze.

Una crisi globale della salute pubblica presenta pericoli imminenti, discreti e direttamente distinguibili, mentre i rischi climatici sono graduali, cumulativi e spesso i pericoli si manifestano distribuiti nel tempo e nella gravità, una tipica ‘tragedia degli orizzonti’.

Le scale temporali dei rischi climatici sono più lunghe e molto più distruttive.

Mentre il rischio della pandemia è per contagio, quello climatico è per accumulazione, con probabilità di catene di rinforzo.

Che cosa insegna la pandemia.

I fattori che potrebbero sostenere e accelerare la mitigazione climatica.

Il telelavoro e il maggiore affidamento sui canali digitali potrebbero durare anche dopo la fine del lockdown, riducendo le esigenze di trasporto e le relative emissioni.

Ci potrebbe essere un maggio apprezzamento pubblico della competenza scientifica per affrontare questioni complesse, un desiderio maggiore di un ruolo preventivo e di coordinamento da parte dei governi. I costi di essere il pagatore, prestatore e assicuratore di ultima istanza potrebbe spingere i governi ad un ruolo più attivo.

I bassi tassi d’interesse potrebbero accelerare lo sviluppo di investimenti e nuove infrastrutture verdi.

Potrebbe diventare più evidente la necessità della cooperazione globale.

Che cosa insegna la pandemia.

I fattori che potrebbero danneggiare e ritardare la mitigazione climatica.

Prezzi bassi per chi emette grandi quantità di carbonio potrebbero aumentarne l’uso e ritardare la transizione energetica, anche se i bassi prezzi del petrolio potrebbero estromettere i produttori meno efficienti e consigliare ai governi di cancellare i sussidi.

Gli investitori potrebbero differire le loro allocazioni di capitali alle soluzioni a minir tenore di carbonio.

Che cosa insegna la pandemia.

Che cosa fare?

Per i governi: 

  1. costruire modelli di rischio climatico e di valutazione dell’economia del cambiamento climatico e applicare stress test climatici ai programmi di finanziamento,
  2. destinare una porzione delle molte risorse impiegate per la ripresa economica alla mitigazione e resilienza climatica, nelle energie rinnovabili, nelle reti energetiche, nella riqualificazione degli edifici e nelle tecnologie per decarbonizzare le industrie pesanti,
  3. riconsiderare gli attuali regimi dei sussidi
  4. rinforzare l’allineamento e la cooperazione nazionale e internazionale sulla sostenibilità.

Per le imprese:

  1. cogliere il momento per decarbonizzare e aumentare la resilienza, accorciando le catene di fornitura, ricercando maggiore efficienza energetica, videoconferenza al posto dei viaggi di lavoro, e digitalizzazione di marketing e vendita, una trasformazione dell’impresa nella direzione della sostenibilità, dell’efficienza e della trasformazione digitale,
  2. dotarsi delle competenze per comprendere qualitativamente e quantitativamente le vulnerabilità a fronte di un ampio ventaglio di scenari, in particolare di eventi fisici.

Per tutte le persone:

  1. Maggiore consapevolezza degli impatti di una crisi climatica, in particolare degli impatti non lineari sui sistemi finanziari ed economici,
  2. Conservare quei cambiamenti di mentalità e comportamenti da mantenere anche dopo la crisi (p.e. lavorare da casa),

In conclusione.

Il prossimo decennio sarà decisivo. Non siamo preparati ai rischi per l’economia globale derivanti da un aumento delle temperature globali oltre 1,5 o 2°C.

Dobbiamo cominciare ad integrare i modi di pensare e la pianificazione necessari per una maggiore resilienza economica e ambientale come parte della ripresa.

(a cura di Fulvio Fagiani)

Qui il testo completo.