New Yorker – By Kim Stanley Robinson May 1, 2020 La nuova sensibilità da epidemia che può aiutarci ad affrontare i cambiamenti climatici Rassegna stampa del Corriere della Sera – Elena Tebano Kim Stanley Robinson è considerato uno dei più importanti scrittori di fantascienza viventi. È conosciuto soprattutto per la sua Trilogia di Marte, sulla colonizzazione del Pianeta Rosso. La sua capacità di immaginare il futuro rende il suo intervento sul New Yorker particolarmente interessante: Robinson, infatti, spiega che la pandemia di Covid-19 ha funzionato da acceleratore, mettendo finalmente il nostro modo di pensare al passo con i tempi che stiamo vivendo. Potrebbe essere l’unica cosa positiva di questa catastrofe, sempre se ce la ricorderemo. «Il virus – scrive – sta ridisegnando la nostra immaginazione». Ha cambiato improvvisamente il modo in cui guardiamo le cose. «Nei nostri sentimenti, eravamo rimasti indietro rispetto ai tempi in cui viviamo. L’Antropocene, la Grande Accelerazione, l’era del cambiamento climatico: comunque lo si voglia chiamare, siamo stati fuori sincronia con la biosfera, sprecando le speranze dei nostri figli per una vita normale, bruciando il nostro capitale ecologico come se fosse reddito disponibile, distruggendo la nostra unica e sola casa in modi che presto saranno al di là della capacità di riparazione dei nostri discendenti» spiega. «Sappiamo che la nostra accidentale alterazione dell’atmosfera ci sta portando a un evento di estinzione di massa, e che dobbiamo muoverci velocemente per evitarlo. Ma non agiamo in base a ciò che sappiamo. Non vogliamo cambiare le nostre abitudini. Questo sapere, ma non agire, fa parte della vecchia struttura del sentimento». L’epidemia di coronavirus, che può uccidere in tutto il pianeta, ci ha costretto ad agire, e così ci ha fatto capire che sappiamo e possiamo farlo. Anche se ha un costo. «Come società, guardiamo le statistiche, seguiamo le raccomandazioni, ascoltiamo gli scienziati. Crediamo nella scienza? Andate fuori e ovunque guardiate vedrete la prova che lo facciamo. Stiamo imparando a fidarci della scienza come società. Questa è un’altra parte della nuova struttura del sentimento». Robinson sostiene che dobbiamo ricordarcene per affrontare le altre minacce globali che stanno distruggendo il pianeta: il surriscaldamento globale, i cambiamenti climatici, il consumo insostenibile delle risorse naturali. Fenomeni che lo scrittore definisce «uno schema Ponzi multigenerazionale»: la truffa, il furto che stiamo commettendo ai danni delle prossime generazioni per arricchirci adesso. Cioè per avere un’enorme quantità di beni e servizi (spesso inutili) a un costo più basso di quello che dovrebbe avere, perché non include i danni sociali e ambientali. Quelli tanto li facciamo pagare a qualcun altro. Fregandocene del fatto che per le generazioni future sarà troppo tardi per poter risolvere i problemi che stiamo creando adesso, come l’acidificazione degli oceani o lo scioglimento del permafrost. «La fantascienza è il realismo del nostro tempo. La sensazione che ora siamo tutti bloccati in un romanzo di fantascienza che stiamo scrivendo insieme è un altro segno della struttura emergente del sentimento». Sprecare questa preziosa esperienza collettiva sarebbe imperdonabile. L’ultima spinta nell’abisso ambientale verso cui ci stiamo dirigendo da decenni a gran velocità. «La primavera del 2020 – conclude Robinson – è indicativa di quanto, e quanto velocemente, possiamo cambiare». La cosa fondamentale, però è volerlo. |