Incontro pubblico su ‘La riqualificazione energetica degli edifici e le normative europee e nazionali sulle prestazioni energetiche’, a Luino, Palazzo Verbania, venerdì 2 febbraio 2024, ore 21.
A guardare il grafico seguente, tratto da un recente studio del CRESME, il centro di ricerca sul mercato delle costruzioni, non ci dovrebbero essere dubbi: l’unico fattore che conta nelle ristrutturazioni edilizie è l’incentivazione pubblica. Il picco di investimenti che si osserva infatti negli anni 2021, 2022 e 2023 coincide con il periodo di vigenza del Superbonus 110%.
Ma a leggere un’altra indagine, condotta da Eumetra per Green Building Council Italia1, l’interesse e la disponibilità dei proprietari di casa non è dipendente solo dal contributo pubblico, dato che in una percentuale superiore al 60% è consapevole di dover efficientare il proprio immobile, per il 40% intende affrontarne i costi e solo il 19% unicamente a condizione che i costi siano coperti dal contributo pubblico, mentre il 74% è convinto di investire anche personalmente.
In realtà altre indagini (per esempio del centro di ricerca sul sistema energetico RSE e dell’Agenzia Europea dell’Ambiente) rivelano che ci sono altre barriere che si frappongono alla riqualificazione, per esempio i disagi derivanti dai lavori, la mancanza di informazioni, le incertezze sui costi e i benefici, la presenza di operatori qualificati.
Il quadro, insomma, è complesso e sfaccettato, influenzato dalle motivazioni dei proprietari e dalle azioni dele istituzioni pubbliche e degli operatori privati.
In questo momento la legislazione è ancora incerta: la direttiva europea sulle prestazioni energetiche EPBD si è limitata a definire obiettivi per gli Stati membri, ai quali sono demandate le misure legislative.
Il governo italiano ha annunciato una riforma complessiva dei bonus fiscali dopo la fine del Superbonus 110%, di cui però non si hanno notizie.
La certezza è che gli edifici sono responsabili del 36% delle emissioni in Europa, del 39% in Italia. Anche nel nostro territorio di riferimento, l’area dei Laghi del varesotto, le emissioni degli edifici variano nei singoli Comuni attorno ad una media del 34% circa, e sono insieme con le industrie il settore più emissivo.
In attesa che la nebbia della normativa fiscale si diradi, si può però prestare attenzione ad altri fattori ugualmente importanti e su cui si può agire anche alla scala locale.
I tre principali interventi di decarbonizzazione degli edifici sono l’isolamento dell’involucro dell’edificio, la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore alimentate dall’elettricità e l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti, eventualmente con l’ausilio di batterie d’accumulo.
Sono azioni che possono essere strettamente integrate e progettate in un’unica soluzione, con benefici a lungo termine, ambientali, per la riduzione di emissioni di gas serra e di inquinanti, economici, per i minori consumi energetici e l’aumento di valore dell’immobile, e di vivibilità, per il miglior comfort abitativo.
Ai benefici di cui godono i proprietari di edifici si aggiungono quelli della comunità locale per il minore inquinamento ambientale e lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione.
Il sistema di indicatori sviluppato nell’ambito di un progetto finanziato da Fondazione Cariplo, mostra che il parco edilizio locale ricade ancora in classi energetiche inferiori alla D per il 78%, ed il tasso di riqualificazioni energetiche è ancora molto basso (lo 0,002% fino al 2021, probabilmente parecchio maggiore nel 2022 e 2023 per effetto del Superbonus).
Dall’indagine qualitativa condotta nello stesso progetto su utenti ed operatori, sono risultati esiti positivi e negativi delle riqualificazioni avvenute.
Tra i positivi i benefici per gli utenti, di natura ambientale ed economica, e la formazione di un settore d’offerta, composto da professionisti ed imprese, che ha potuto specializzarsi e acquisire competenze ed esperienza.
Tra i negativi l’impossibilità per numerosi proprietari di procedere agli interventi di riqualificazione per svariati motivi, lavori non completati o non eseguiti a regola d’arte, il costo e la difficoltà di approvvigionamento dei materiali, i disagi per chi abitava negli edifici ristrutturati e la dubbia sostenibilità di alcuni processi e materiali.
Nell’insieme si è avuto conferma che si può fare molto a livello locale per migliorare la qualità degli interventi riducendone i costi, per qualificare ed allargare la platea degli operatori, per informare i cittadini e consentire loro di fare le scelte giuste.
Emerge anche un’indicazione per i Comuni e le istituzioni pubbliche: possono agire insieme agli ‘stakeholder’ per promuovere le riqualificazioni, migliorarne la qualità e l’efficacia, con altissime ricadute ambientali, economiche ed occupazionali.
L’invito quindi è a partecipare all’incontro del 2 febbraio a Luino, alle 21 a Palazzo Verbania, per informarsi, approfondire, porre domande e discutere con i relatori.
Fulvio Fagiani di Rete per il Clima del Verbano
1 – Eumetra – Edifici sostenibili: la percezione degli italiani.