di Edoardo Vigna 05/6/2020 – IL CORRIERE DELLA SERA
Ci si riconosceranno in molti, in queste parole del fisico Carlo Rovelli: «Quando ho cominciato a preoccuparmi del problema dell’ambiente? La risposta è: tardi. Talmente tardi che me ne vergogno anche un po’». È cominciato proprio così, con una confessione personale, l’intervento alla maratona online del Corriere — in corso in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente — di uno degli scienziati italiani più noti nel mondo. Un’ammissione di consapevolezza tardiva che ha anche le sue giustificazioni: «Sono del ’56, sono cresciuto in un mondo in cui eravamo due-tre miliardi e non sette-otto come oggi. L’estensione delle foreste era enorme e l’inquinamento molto basso. Così, quando ho cominciato a sentir dire: attenzione, stiamo impattando seriamente l’ambiente, all’inizio non ci credevo. La Terra è grande, pensavo, cambiamenti ce ne sono stati nel passato. Che danno possiamo fare noi esseri umani?».
Una tardiva ammissione di consapevolezza ha aperto l’intervento del fisico alla maratona in streaming del Corriere. Scetticismo generazionale: «Noi minaccia ambientale? All’inizio non ci credevo perché sono del ‘56, sono cresciuto in un mondo in cui eravamo due-tre miliardi e non sette-otto come oggi»
Uno scetticismo generazionale che è venuto a cadere piano piano, ha spiegato Rovelli: «Ascoltando chi si occupava di questi temi, ho cominciato a pensare che bisognava fare più attenzione. Finché, dieci anni fa, ho cambiato idea completamente. E ho capito che il problema è talmente grave che ritengo che sia un dovere mio e di tutti impegnarci».
Nella Giornata mondiale dell’Ambiente il fisico italiano ha voluto ribadire ciò che aveva scritto nel primo editoriale di «Pianeta 2020» (leggi qui), il supplemento del Corriere sulla sostenibilità: «Ci dobbiamo preoccupare molto», ha spiegato. «Spesso la retorica che usiamo su questo argomento è fuorviante. Quando diciamo “stiamo facendo male alla Terra”, dovremmo intenderla come “alla nostra casa”. Alla Terra in sé non importa molto di noi. Nei quattro miliardi di anni della vita sulla Terra, più volte è crollata la biodiversità. Adesso sta succedendo di nuovo e ci riguarda: è vero, ogni volta la Terra si è ripresa, ma il fatto che si riprenda ma stavolta non ci siano più esseri umani ci consola fino a un certo punto».
Il parallelismo tra pandemia e crisi climatica
C’è un parallelismo importante fra la pandemia e la crisi climatica, secondo Rovelli: «La prima era un rischio per l’umanità sul quale erano stati lanciati avvertimenti ripetuti mai presi sul serio. Quando è arrivata ci ha mostrato che il nostro atteggiamento spavaldo per cui “tanto l’umanità è forte e supera tutto” è sbagliata. Basta un virus per causare centinaia di migliaia di morti. L’umanità è fragile, ecco la verità che la pandemia ci mette davanti agli occhi». E siccome i problemi ecologici globali – dei quali siamo stati avvertiti – sono molto più seri della pandemia, il rischio è molto più grande e le possibili conseguenze più drammatiche.
Il Green Deal Ue e le decisioni pesanti
Eppure, anche se ormai la consapevolezza della realtà della crisi climatica è consolidata, non tutti sono convinti sul modo di agire. «Purtroppo c’è sempre qualcuno che resiste alle decisioni da prendere perché sono pesanti. L’Europa, per esempio, con il Green Deal ha preso una strada impegnativa ma a qualcuno, che evidentemente ha fatto investimenti in un’altra direzione, non piace. Ormai nessuno nega il problema», ha aggiunto Rovelli, «chi dice è troppo tardi per agire dice una sciocchezza: se prende fuoco la mia libreria posso anche dire “lascio perdere perché ormai i libri sono bruciati”, solo che così brucia tutta la casa. Ovviamente qualcosa ce lo siamo già persi per non aver agito prima, ma non è un buon motivo per mettere in gioco molto di più».
Devastante chi dice «prima noi poi gli altri»
Serve un’azione globale comune, come contro la pandemia, sottolinea. «Le comunità non ne sono sufficientemente consapevoli. E poi è un argomento delicato che si interseca con argomenti di politica “partitica”. Purtroppo ci sono troppe forze politiche nel mondo – da Trump in America a Bolsonaro in Brasile, da Boris Johnson in Gran Bretagna fino a Salvini in Italia – la cui linea politica è “prima noi e poi gli altri”. È una logica devastante quando i problemi sono globali. Su queste questioni che possono essere risolte solo a livello planetario è essenziale mettere l’interesse comune davanti. Il riscaldamento globale è su tutto il Pianeta. Pensare solo a se stessi alla lunga è controproducente».
«L’Italia paga le resistenze della politica»
E l’Italia? Carlo Rovelli cita un indice internazionale che misura l’azione dei vari Stati. «Non è fra i Paesi migliori ma neanche fra i peggiori. È in una posizione mediana, segue l’Europa con poco entusiasmo, da questo punto di vista. Ho l’impressione che la politica italiana non si renda ancora conto che l’indirizzo preso dall’Europa richiederà un vasto ri-orientamento di scelte in politiche sociali, nella decarbonizzazione, nell’implementazione dell’economia circolare. C’è una resistenza, sia nei ministeri sia fra i politici. E perché diventi urgente serve che la cittadinanza per prima ne riconosca l’importanza».