24/07/20

Sole 24 Ore, Ember

Più elettricità dalle rinnovabili che dai combustibili fossili: il sorpasso di questi mesi che cambia l’Europa

Gianluca Mercuri – Rassegna stampa de IL CORRIERE DELLA SERA

«Il sorpasso delle rinnovabili è avvenuto: nei 27 Paesi dell’Unione europea, le fonti verdi generano ormai più elettricità dei combustibili fossili. Secondo un report del think tank londinese Ember, eolico, solare, idroelettrico, biomasse e biocarburanti, su cui Bruxelles scommette per trasformare il proprio sistema energetico, hanno prodotto il 40% dell’elettricità nella prima metà dell’anno, superando per la prima volta gas e carbone, fermi al 34%». Dev’essere un segno dei tempi che a dare questa (bella) notizia sia l’organo degli industriali italiani, e proprio mentre tutte le grandi scelte economiche di questi tempi cruciali — dai programmi della Banca centrale europea al Recovery Fund appena varato — sembrano confermare che quello che un tempo si chiamava «ambientalismo» e veniva messo di riflesso in contrapposizione allo sviluppo, dello sviluppo sta diventando una condizione. 

Dave Jones, senior analyst di Ember, spiega che è «un momento simbolico nella transizione del settore elettrico in Europa» e nella lotta al riscaldamento globale. E conferma che la pandemia ha certamente avuto un ruolo decisivo, per il meno 7% complessivo nella domanda di energia. Nell’erosione generale delle quote di mercato dei combustibili fossili, quello del carbone è un vero e proprio crollo — meno 32% — e anche in questo caso a determinare la svolta è la locomotiva tedesca, una locomotiva sempre più verde che ha scelto di liberarsi del tutto della fonte di energia più cara e inquinante entro il 2038. «Il carbone — scrive il Sole — ha generato solo il 12% dell’elettricità dell’Unione europea nella prima metà del 2020 e la sua quota di mercato si è dimezzata dal 2016. Il suo utilizzo è sceso in tutti i 27 Paesi Ue». Spicca il Portogallo, con un meno 95% dovuto alla scelta di chiudere le sue due centrali a carbone entro due anni. Bene la Spagna con un meno 54%. A marzo hanno chiuso le ultime centrali in Austria e Svezia. E l’Italia? Meno 25%, con l’impegno a farla finita col carbone preso con il piano energetico nazionale del 2017. Resta il caso della Polonia, che proprio non vuole chiudere le sue miniere e, tolta la Germania, produce più elettricità da carbone di tutti gli altri Paesi Ue messi insieme. 

Anche la generazione di elettricità da gas, rivela il report, è scesa del 6% in 11 Paesi, e in Italia del 16. Il gas è la fonte più costosa dopo il carbone e potrebbe aver raggiunto il picco lo scorso anno. Invece, l’utilizzo delle fonti rinnovabili «è aumentato dell’11% nella prima metà del 2020», rispetto allo stesso periodo del 2019. «Eolico e solare sono cresciuti rispettivamente dell’11% e del 16%, con nuove installazioni e condizioni climatiche favorevoli a inizio anno. I due settori combinati hanno raggiunto quote di mercato senza precedenti, generando il 21% dell’elettricità europea (dal 13% nel 2016), con picchi del 64% in Danimarca, 49% in Irlanda e 42% in Germania». Anche eolico e solare, però, subiranno gli effetti del virus per il calo dei nuovi impianti installati: per rimediare, «l’Europa dovrà raddoppiare se non triplicare la capacità a regime nel corso del decennio». Con l’ondata ecoscettica in ritirata sarà meno complicato.