Elena Tebano – Rassegna stampa de IL CORRIERE DELLA SERA
I cambiamenti climatici aumentano le gravidanze a rischio. È quanto emerge da una ricerca che esamina una enorme quantità di dati, 32 milioni di nascite negli Stati Uniti, pubblicata sul Journal of the American Medical Association Network Open, e di cui danno conto sia il Guardian che il New York Times. Lo studio rivela che le donne incinte esposte a temperature elevate o all’inquinamento dell’aria hanno maggiori probabilità di avere figli prematuri o sottopeso, ma anche aborti spontanei. E che questi effetti incidono di più sulle madri e sui bambini afroamericani. Gli autori hanno esaminato 68 studi pubblicati dal 2007 e scoperto che l’87% individua una relazione significativa tra il caldo eccessivo o l’inquinamento atmosferico e i rischi di aborti spontanei, nascite premature o sottopeso. Oltre alle madri nere si sono rivelate più esposte quelle con l’asma.
Uno degli studi esaminati ha dimostrato che l’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico durante l’ultimo trimestre di gravidanza porta a un aumento del 42% del rischio di aborti spontanei. Inoltre i ricercatori hanno riscontrato che l’aumento delle temperature (un fenomeno più frequente con i cambiamenti climatici che causano sempre più spesso intense ondate di calore) fa salire il rischio di nascite premature dall’8,6% al 21%. Inoltre rende più probabile il fatto che i neonati siano sottopeso. Secondo uno degli studi esaminati — scrive il Nyt — «ogni aumento di temperatura di un grado Celsius nella settimana prima del parto corrisponde a un 6 per cento di probabilità maggiore di aborti spontanei nel periodo tra maggio e settembre». Un altro studio, riportato dal Guardian, rivela che «il rischio di parto prematuro aumenta dell’11,6% ogni 5,6 gradi di temperatura» in più.
«Quando si parla di clima, la gente pensa al tempo estremo, alle grandi tempeste o agli enormi incendi, ma noi volevamo parlare degli effetti delle variazioni che sono comuni e diffuse e che sono anche raramente attribuite alla crisi climatica» spiega al Guardian Bruce Bekkar, coautore dello studio e ostetrico in pensione. «Abbiamo già generazioni indebolite alla nascita. Non possiamo permettere che questo accada» dice. «Abbiamo registrato cambiamenti lievi, ma questi effetti si verificano già con esposizioni all’inquinamento atmosferico che rientrano nei limiti di legge» aggiunge Kelley Patten, una della co-autrici. Spesso tendiamo a sottovalutare gli effetti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici perché il nesso causale con i danni alla nostra salute non è evidente. Non «vediamo» mai nessuno «morire di inquinamento». Ma le ricerche scientifiche ormai da anni stanno accumulando conoscenze su come l’inquinamento o i cambiamenti climatici «normali», quelli che non sono spettacolari come i tifoni o la scomparsa dei laghi, ma che subiamo tutti i giorni, stanno già danneggiando la nostra salute. Per esempio aumentando i decessi per malattie cardiovascolari. Ora vediamo che questi danni si verificano fin da prima della nascita. È l’ora di prenderne atto e fare qualcosa.